DALLA VIGNA ALLA CANTINA

Abbiamo piantato e gestiamo solo ciò che possiamo condurre con le nostre  mani: in tutto 3 ettari di vigna e 6 ettari di uliveti. E’ una realtà molto piccola ma che consente di essere gestita come una bottega.

L’azienda è condotta in regime di agricoltura biologica certificata: utilizzo solo fitosanitari di derivazione naturale come rame e zolfo. Passo la maggior parte del tempo tra le mie piante, per questo penso che la conversione al biologico sia stata una prima importante tappa per tutelare la salute di tutti, a partire dalla mia. Mi interesso di pratiche biodinamiche e ogni anno ne sperimento alcune applicazioni. 

L’attitudine sperimentale è la mia sfida continua. Nonostante le superfici siano così ridotte, allevo 7 diverse varietà di uva: Sangiovese, Foglia Tonda, Canaiolo, Cabernet Sauvignon e Merlot per i rossi, Fiano e Grechetto per i bianchi. Tra loro, il Foglia Tonda è un antico vitigno di Toscana oggi tra i protagonisti del suo nuovo risorgimento viticolo; il Fiano è una scommessa più personale, una novità assoluta a queste latitudini.

La mia attività in vigna è semplice: buona concimazione organica invernale, potatura nel rispetto della continuità dei flussi linfatici, selezione dei germogli e bilanciamento maniacale della parete fogliare per evitare ristagni di umidità ma anche prevenire scottature sui grappoli

La Cantina è a misura d'uomo. Abbiamo sempre vinificato in azienda, in quella parte di casa sottratta da mio padre alla famiglia per farne una micro cantina. Tanti cambiamenti sono stati fatti negli anni ma ancora oggi godo del genius loci  impresso da lui a questo laboratorio artigianale.

Ogni vendemmia porto in cantina solo il meglio delle uve. Con questa materia prima selezionata, in cantina opero molteplici ma semplici operazioni: vinificazioni classiche in rosso e in bianco, a temperatura controllata e non; sperimento con diverse tecniche di estrazione dalle bucce, come la macerazione carbonica per i rossi e il contatto prolungato per alcuni bianchi. Mi diverto a trovare la giusta tecnica per esprimere al meglio ogni annata e a partire dall’utilizzo di lieviti indigeni, cerco di ridurre al minimo additivi di origine industriale.

I miei vini mi chiedono di essere buoni ma anche di tenere aperta una porta alla loro capacità di sorprendere. Hanno la pazienza di lasciarmi il tempo di imparare a raccontare al meglio questo pezzetto di terra che oggi sono io a custodire. E sono accoglienti nel serbare una traccia del lavoro mio e di chi mi ha preceduto, delle quotidiane scelte e dell'incessante ricerca di unicità.

Il terroir  siamo anche noi!!